Un parco lineare che sostituisce l’asfalto, pontili panoramici che offrono viste inedite e una infrastruttura verde che combatte il caldo estivo. È questa, in sintesi, la visione del progetto vincitore del concorso di idee per la riqualificazione del waterfront di Palermo.
Per capire a fondo la filosofia e le scelte che hanno guidato il team, la nostra redazione ha incontrato in esclusiva i protagonisti di Cicala Associati, lo studio che ha firmato la proposta destinata a cambiare il volto della costa sud della città, svelando i dettagli di un’idea che è, prima di tutto, un atto d’amore per Palermo.

Una frattura da sanare: la visione

Palermo è Panormus, “città tuttoporto“. Un nome che evoca un legame indissolubile con il mare, ma che la storia recente ha tradito. Per decenni, una barriera d’asfalto, Via Messina Marine, e un grande vuoto urbano, il Foro Italico, hanno allontanato i palermitani dal loro orizzonte naturale, creando una ferita profonda nel tessuto sociale e urbano.
“Ci siamo resi conto che Palermo, pur essendo una città di mare, in realtà non si apre al suo mare” .
È una constatazione amara, ma è proprio da questa lucida analisi che nasce l’ambizione del progetto waterfront Palermo: sanare una ferita storica e ricucire il tessuto urbano con la sua costa.

Lo studio Cicala Associati non è nuovo a queste sfide.
Con una storia di oltre 40 anni euna profonda specializzazione nel demanio marittimo, eredita un sapere che si è evoluto nel tempo. Edoardo Cicala ha rinnovato lo studio paterno, infondendo una visione contemporanea pur mantenendo salde le radici nel territorio. Questa continuità si è rivelata un vantaggio competitivo unico.
Per questo progetto, ha messo in campo un team di giovani talenti (Gioacchino Spallina, Natalia Di Gangi, Laura Castelluccio, Daniel Mantilla e Maurizio Sindona), alcuni dei quali, dopo significative esperienze professionali maturate fuori dalla Sicilia, hanno scelto di rientrare per mettere le proprie competenze al servizio della loro terra.
La loro proposta, vincitrice del concorso di idee bandito a novembre 2024 dall’Autorità Portuale in sinergia con il Comune di Palermo, è un manifesto culturale e metodologico. La giuria ha riconosciuto questa complessità, definendo la proposta come “l’unica che coniuga“, una sintesi efficace tra strategie integrate, qualità paesaggistica e rispetto del contesto storico. A differenza di altre proposte, il progetto si pone in continuità con gli interventi già avviati, come il Molo Trapezoidale, creando un “leit motiv” concettuale per l’intera costa sud.

La loro proposta, vincitrice del concorso di idee bandito a novembre 2024 dall’Autorità Portuale in sinergia con il Comune di Palermo, è un manifesto culturale e metodologico.
La giuria ha riconosciuto questa complessità, definendo la proposta come “l’unica che coniuga“, una sintesi efficace tra strategie integrate, qualità paesaggistica e rispetto del contesto storico.
A differenza di altre proposte, il progetto si pone in continuità con gli interventi già avviati, come il Molo Trapezoidale, creando un “leit motiv” concettuale per l’intera costa sud.

Arch. Edoardo cicala – cicala associati
“Evocare meraviglia come fu per Goethe”
L’intento è evocare la meraviglia di chi, come Goethe, arrivava a Palermo dal mare, scoprendone la magnificenza per la prima volta. È un invito a riscoprire la città da una prospettiva nuova, a rialzare lo sguardo verso l’orizzonte.
Concept idea: riconquistare l’orizzonte
Il concetto centrale è rompere la cesura fisica e psicologica tra città e mare. L’idea non è solo abbellire il lungomare, ma trasformarlo in un’infrastruttura accessibile e funzionale. Attraverso l’interramento della strada e la creazione di un parco lineare, il progetto permette ai cittadini di “scendere” fisicamente verso l’acqua, riappropriandosi di un rapporto perduto. Le nuove passerelle, che si estendono sul mare seguendo gli assi viari storici come prolungamenti ideali, sono pensate per offrire “viste inedite” sulla città.
La cesura tra città e mare non è solo simbolica: è un problema ambientale concreto. Le barriere d’asfalto come Via Messina Marine alimentano le isole di calore urbane, fenomeno che nelle città italiane genera anomalie termiche fino a 6-7°C con costi sanitari che superano i 180 euro pro capite. L’interramento della viabilità e la creazione del parco lineare rappresentano quindi risposte scientificamente fondate: i dati dimostrano che un aumento del 5% della copertura arborea riduce significativamente la temperatura urbana, restituendo vivibilità agli spazi pubblici.

L’audacia di un’idea: l’interramento
dell’asse viario principale
Il gesto più radicale e qualificante del progetto è l’interramento del sistema di viabilità: un sottopasso, da piazza XIII Vittime, condurrà il traffico veicolare verso parcheggi interrati, con accesso pedonale garantito da ascensori e rampe aperte sul parco. Questa non è solo una scelta infrastrutturale, ma una vera e propria dichiarazione d’intenti. Trasforma una barriera invalicabile, fonte di traffico e inquinamento, in un’opportunità straordinaria: la superficie liberata diventa un vasto parco lineare, un corridoio verde che finalmente unisce la città alla costa.
Edoardo Cicala: “L’idea di interrare la strada è sicuramente audace, tuttavia, crediamo sia l’idea vincente, poiché il progetto cambia radicalmente con o senza questa soluzione.”
Senza l’interramento, il parco rimarrebbe frammentato, la connessione con il mare solo parziale e l’impatto trasformativo decisamente ridotto. Questa operazione di chirurgia urbana è una mossa strategica che risolve molteplici problemi con un unico, grande intervento:

Riduzione dell’inquinamento: spostando il traffico veicolare sotto terra, si abbattono drasticamente l’inquinamento acustico e atmosferico in superficie, migliorando la qualità dell’aria e della vita per tutti.
Sicurezza e accessibilità: la superficie diventa un dominio sicuro per pedoni e ciclisti. La linea del tram e le piste ciclabili, integrate nel verde, promuovono una mobilità dolce, in un contesto più coerente agli standard europei.
Ottimizzazione degli investimenti: la soluzione si integra con la realizzazione, già prevista, di due grandi parcheggi sotterranei, ottimizzandone l’accesso e l’efficienza e liberando completamente il suolo in superficie.

I cinque pilastri di un ecosistema urbano
Per affrontare la complessità dell’area, lo studio ha articolato il progetto su cinque pilastri fondamentali. Non si tratta di interventi isolati, ma di un approccio sistemico in cui ogni elemento rafforza l’altro, trasformando le criticità in opportunità.
Analisi radiazione solare
Materiali e strategie ambientali: progettare con la natura
Il progetto adotta un approccio integrato ai Criteri Ambientali Minimi (CAM), applicandoli a tutte le scale di intervento — dal masterplan ai singoli lotti edilizi.

Arch. Natalia di gangi – cicala associati
“Modelli adattivi”
“L’obiettivo non è solo rispettare gli standard ambientali, ma costruire un modello urbano capace di adattarsi ai cambiamenti climatici, ridurre i consumi di risorse e migliorare il benessere degli utenti“.
Le strategie progettuali combinano paesaggio, architettura e infrastrutture secondo un approccio interdisciplinare. Tra le principali:
- Continuità ecologica: il masterplan rafforza gli habitat e i corridoi verdi, utilizzando specie autoctone della macchia mediterranea che favoriscono la biodiversità e offrono servizi ecosistemici come ombreggiamento, assorbimento del particolato e mitigazione del calore.
- Suolo e microclima: l’intervento riduce il consumo di nuovo suolo e limita l’effetto “isola di calore” grazie a superfici drenanti e materiali chiari ad alto indice di riflettanza (SRI ≥ 29).
- Gestione idrica naturale: sistemi di rain gardens, bioswales e bacini di raccolta favoriscono il drenaggio e il riuso delle acque meteoriche per irrigazione e usi non potabili, riducendo il rischio di allagamenti.
- Efficienza energetica: i nuovi edifici ospitano impianti fotovoltaici e pompe di calore, sono dotati di illuminazione LED e progettati per garantire comfort termico e qualità dell’aria.
- Costruzioni leggere e reversibili: strutture miste in legno e acciaio, prefabbricate e assemblate a secco, assicurano ridotto impatto ambientale, smontabilità e riuso dei materiali.
- Mobilità sostenibile: il piano della viabilità integra percorsi ciclabili e pedonali connessi ai mezzi pubblici e a sistemi di bike sharing.
Il progetto interpreta i CAM non come vincoli tecnici, ma come opportunità per rigenerare il paesaggio urbano, migliorare la resilienza climatica e promuovere un modello di sviluppo sostenibile per Palermo.

La riorganizzazione della mobilità assume particolare rilevanza nel contesto italiano. Nei 107 capoluoghi di provincia si contano oggi circa 5.000 km di piste ciclabili, una dotazione che dovrebbe quadruplicare entro il 2030 per raggiungere standard europei. Palermo si colloca tra le città con infrastrutture deboli per la mobilità dolce, rendendo ancora più significativo l’impegno del progetto verso ciclabilità e trasporto pubblico integrato.
L’estensione della rete tranviaria risponde a un’esigenza nazionale: le reti di tram nei capoluoghi metropolitani sono cresciute di appena 7,8 km tra il 2016 e il 2021, segno di una lentezza che richiede visioni coraggiose (Rapporto “Mobilitaria” CNRR – 2023).
Un viaggio nel nuovo waterfront: dal Foro Italico alla Foce dell’Oreto
Il progetto waterfront Palermo è concepito come un’esperienza narrativa, un viaggio che si snoda lungo la costa. Il “fil rouge” è una passeggiata continua che cuce insieme le quattro aree lottizzate del concorso, dalla Cala alla foce dell’Oreto, ognuna con la sua identità.

Arch. Laura castelluccio – cicala associati
“Più servizi, più presidio”
“Qui, dove oggi le attività sono spontanee e prive di supporto, il progetto interviene per consolidarle“.
Il percorso inizia dal Foro Italico.
L’area viene arricchita di servizi essenziali per supportare chi passeggia, corre o si ferma a pregare: sedute all’ombra, fontanelle, servizi igienici e punti ristoro. Un’attenzione particolare è rivolta a contrastare il potenziale degrado serale.


Complessivamente, il nuovo waterfront potrà restituire un’area costiera vivibile, dinamica e integrata, in grado di generare un impatto positivo non solo sull’ambiente, ma anche sulla comunità e sull’economia locale. Attraverso l’inserimento di funzioni commerciali attive la sera e un progetto di illuminazione studiato ad hoc, si punta a rendere l’area sicura e attrattiva anche dopo il tramonto.

Arch. Gioacchino Spallina – cicala associati
“Più natura verso il fiume”
“Proseguendo verso sud, si arriva alla foce del Fiume Oreto. Qui il paesaggio cambia. L’intervento si fa più leggero, la vocazione diventa marcatamente naturalistica e immersiva“.
In un gesto di rigenerazione che guarda al futuro, si propone anche di recuperare un edificio incompiuto in via Tirassegno per trasformarlo in un polo per studenti, con spazi per lezioni e studio all’aperto, attivabile tramite partenariati pubblico-privato.
Il parco urbano si trasforma in un “giardino giapponese”, come lo definiscono i progettisti, un luogo dove perdersi nella natura, pur restando in città. Playground e campi sportivi vengono inseriti per servire le necessità dei quartieri della costa sud, mentre i materiali, come il legno dei ponti, dialogano con il contesto ecologico del fiume, rafforzandone il carattere.
La sfida più grande: trasformare l’idea in realtà
La vittoria del concorso è solo il primo passo. Ora inizia la fase più complessa: quella della fattibilità e della realizzazione. La libertà concessa dal concorso di idee ha permesso di delineare una visione ideale, un obiettivo ambizioso per Palermo.
Come avviene per ogni grande e ambizioso progetto, la realizzazione avverrà quasi certamente per modifiche o addirittura stralci. Rimane salda la volontà dell’Autorità Portuale di procedere in continuità con i cantieri già attivi, dalla Cala verso la foce dell’Oreto.
È una sfida politico-amministrativa, prima ancora che tecnica. Una riflessione che va oltre il singolo progetto e tocca il nervo scoperto della capacità di spesa e gestione dei grandi progetti nel Sud Italia. La qualità e la lungimiranza del progetto waterfront Palermo sono indiscutibili.
La complessità della realizzazione risiede anche nella capacità di coinvolgere attivamente le comunità locali. Le esperienze più virtuose dimostrano che il successo dipende dal grado di partecipazione civica nelle fasi decisionali. Per Palermo, attivare percorsi di ascolto e co-creazione rappresenterebbe un’opportunità per calibrare il progetto sulle reali esigenze dei cittadini, trasformando la riqualificazione del waterfront da operazione tecnica a patto collettivo tra istituzioni, progettisti e comunità.

Credits elaborati progettuali: Studio Cicala Associati
Credits rendering di progetto: © Maurizio Sindona Viz
