La Linea 2 della metropolitana di Torino rappresenta un’infrastruttura cruciale per il futuro della mobilità urbana, progettata per collegare in modo efficiente l’area nord con quella sud della città, con la possibilità di estendersi ai comuni limitrofi. In questo contesto, l’adozione del Building Information Modeling (BIM) non è solo una scelta tecnologica, ma un vero e proprio cambio di paradigma nel modo in cui l’opera viene concepita, progettata, realizzata e gestita. Per comprendere appieno questa trasformazione, abbiamo incontrato Luca D’Accardi, BIM MANAGER di Infra.To, la società incaricata dal Comune di Torino per sviluppare il progetto definitivo della tratta Rebaudengo-Politecnico.
Precursori di una progettazione senza precedenti
All’avvio delle fasi progettuali venne constatata l‘assenza di precedenti nella progettazione completa di una linea metropolitana tramite Building Information Modeling (BIM). La mancanza di modelli di riferimento spinse il team a sviluppare un percorso di digitalizzazione esteso. L’esperienza pregressa nel settore si limitava infatti a segmenti specifici di linee metropolitane. La progettazione dell’intera linea divenne un’iniziativa pionieristica che nel frattempo altre stazioni appaltanti hanno adottato.
D’Accardi ci ha spiegato come Infra.To abbia strutturato la propria organizzazione per affrontare un progetto di tale portata, sottolineando l’importanza di selezionare personale altamente qualificato e di creare un team dedicato e multidisciplinare.
BIM MANAGER
Luca D’Accardi
“In ambito digitale, mi piace pensare al BIM come alla tessera di un puzzle più grande, ovvero a un percorso di digitalizzazione più esteso che si declina nelle varie dimensioni del BIM“


Questa affermazione evidenzia come il BIM non sia limitato alla semplice modellazione 3D, ma rappresenti un approccio integrato che influenza molteplici aspetti del progetto, dalla pianificazione alla manutenzione.
I tre pilastri dell’Implementazione BIM
Secondo D’Accardi, l’implementazione efficace del BIM nel progetto della Linea 2 si basa su tre pilastri fondamentali, previsti anche dalla normativa, che rappresentano le fondamenta per un processo di digitalizzazione di successo.
Investire nella formazione del personale, sia tecnico che amministrativo, è cruciale per garantire una comprensione approfondita e un’applicazione efficace della metodologia BIM. “La formazione è stata trasversale all’azienda, non solo ai tecnici“, ha specificato D’Accardi, evidenziando come il BIM impatti l’intera organizzazione.
La formazione deve coprire non solo l’utilizzo dei software, ma anche i principi del BIM, i flussi di lavoro collaborativi e gli standard di settore.
La creazione di un Piano di Gestione Informativa (pGI) è fondamentale per stabilire gli standard e le procedure da seguire nel progetto rispetto al Capitolato Informativo ricevuto dalla Città di Torino.
Questo documento definisce i ruoli e le responsabilità, i livelli di dettaglio dei modelli (LOD/LOIN), i formati di scambio dati (come IFC) e i processi di controllo qualità. Il pGI deve essere un documento dinamico, aggiornato man mano che il progetto evolve.
L’adozione di tecnologie all’avanguardia è essenziale per supportare il processo BIM.
Ciò include software di modellazione 3D, piattaforme di gestione dei dati, strumenti di collaborazione in cloud oltre ad altri software specifici ad esempio per la computazione parametrica. La scelta degli strumenti giusti deve essere guidata dalle esigenze specifiche del progetto e dalla capacità di questi strumenti di integrarsi tra loro.
Un aspetto tecnico di rilievo è stato l’estrazione di circa 1.300 tavole dai modelli BIM, e questo evidenzia come la metodologia sia stata impiegata non solo per la modellazione tridimensionale, ma anche per la produzione della documentazione progettuale necessaria.
In particolare, l’estrazione delle tavole dai modelli ha riguardato principalmente gli aspetti strutturali e architettonici, mentre per le parti impiantistiche (elettriche e piping) è stato estratto solo l’indispensabile. Questa decisione è stata presa per bilanciare le potenzialità del BIM con le capacità operative del team e degli operatori economici coinvolti, evitando di sovraccaricare il processo e garantendo il raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Il Modello 5D: integrazione di costi e tempi nella progettazione
Uno degli aspetti più innovativi del progetto è l’implementazione di un modello 5D, che integra le dimensioni dei costi nel modello BIM.
“Probabilmente l’aspetto più complesso è stato produrre la quinta dimensione del BIM, legando il modello IFC, prodotto dal modello nativo, a un software in grado di leggere i dati, associarli a un prezzario di riferimento ed elaborare un computo metrico estimativo“.
Questo approccio ha consentito di automatizzare una parte significativa del processo di computo metrico, migliorando la precisione, riducendo i tempi e facilitando il controllo dei costi. D’Accardi ha precisato che, per raggiungere questo obiettivo, è stato utilizzato il software TeamSystem CPM, che ha permesso di associare il modello BIM al prezzario di riferimento.
Questo ha consentito di elaborare circa il 65-70% del computo totale tramite gli oltre 250 modelli prodotti.
Team e interdisciplinarietà
La realizzazione del progetto ha richiesto un team eterogeneo, composto da circa 50-60 collaboratori tra risorse interne ed esterne a Infra.To.
D’Accardi: “Le figure interne, ognuna per la sua disciplina, hanno dovuto gestire e coordinare tutte quelle esterne“.
Il coordinamento è stato cruciale, data la complessità dell’opera e la sua estensione lineare di circa 10 km. La suddivisione dell’opera in 49 WBS (Work Breakdown Structure) ha permesso di gestire meglio la complessità del progetto, assegnando responsabilità specifiche a ciascun team e facilitando il monitoraggio dei processi.
Il coordinamento interdisciplinare è stato supportato dall’utilizzo di un ambiente di condivisione dei dati (ACDat), che ha permesso ai diversi team di accedere alle informazioni più aggiornate e di collaborare in modo efficiente. L’adozione di standard BIM chiari e condivisi ha facilitato l’interoperabilità tra i diversi software utilizzati e ha garantito la coerenza dei modelli.
Il ruolo chiave del BIM Manager
Il ruolo strategico del BIM Manager si evidenza come figura di raccordo tra i vari dipartimenti aziendali.
D’Accardi: “Il BIM manager è un collante tra le diverse figure apicali aziendali, deve avere una base tecnica e deve essere in grado di parlare con ognuna di queste per raggiungere gli obiettivi prefissati. Questa figura deve possedere competenze trasversali, che spaziano dalla conoscenza tecnica del BIM alla capacità di comunicare efficacemente con i diversi stakeholder del progetto. Il BIM Manager, in questo contesto, assume un ruolo di “fulcro di un tema digitale”, garantendo che il BIM sia implementato in modo coerente e che i benefici siano massimizzati”.
D’Accardi: “Il BIM Manager deve essere un leader in grado di motivare il team, risolvere i problemi e promuovere l’innovazione. La sua capacità di comunicare efficacemente con i diversi stakeholder, è essenziale per il successo del progetto”.

Verso il Modello 6D: manutenzione predittiva e intelligenza artificiale
Sbirciando verso il futuro, si guarda all’implementazione del modello 6D, focalizzato sulla gestione della manutenzione.
Un elemento chiave dell’implementazione del 6D nel progetto infrastrutturale metropolitano è l’interazione con il PCC (posto di comando e controllo) per il recupero dei dati, finalizzati alla manutenzione predittiva dell’opera oltre all’implementazione di un modello digital twin per il monitoraggio in tempo reale, tramite sensoristica IoT al fine di ottimizzare performance e consumi. I dati raccolti, opportunamente analizzati con algoritmi e IA, permetteranno una manutenzione predittiva, integrata alla manutenzione ordinaria, in software CMMS ( Computerized Maintenance Management System).
Questo permetterà per alcuni asset di anticipare le criticità e gli eventuali guasti costruendo conseguentemente un budget di spesa preciso, una sfida significativa per un’opera di questa complessità. L’integrazione dei dati provenienti dal PCC, combinata con l’analisi e gli algoritmi, mira a fornire risultati interconnessi e una comprensione più approfondita dello stato dell’infrastruttura.
D’Accardi: “Stiamo testando delle funzioni importanti per integrare l’intelligenza artificiale in alcuni aspetti, quelli più pratici, quelli che danno maggiori problematiche. L’obiettivo è sviluppare algoritmi che consentano di prevedere le criticità e ottimizzare la manutenzione dell’opera, passando da una logica di manutenzione preventiva a una basata sull’effettivo utilizzo dei componenti”.
L’integrazione con l’intelligenza artificiale permetterà di analizzare i dati provenienti dai sensori installati sull’infrastruttura e di individuare eventuali anomalie o trend che potrebbero indicare un guasto imminente.
Questo consentirà di intervenire tempestivamente, riducendo i costi di manutenzione e migliorando la disponibilità dell’infrastruttura. L’obiettivo finale è quello di creare un digital twin dell’infrastruttura, un modello virtuale che replica fedelmente lo stato dell’opera in tempo reale e che può essere utilizzato per simulare scenari, ottimizzare la gestione e prevedere le esigenze di manutenzione.

Background diversi: sfide e opportunità nell’adozione del BIM
Il nostro ospite riconosce che l’adozione del BIM presenta delle sfide, in particolare per quanto riguarda la comunicazione tra professionisti con diversi background.
D’accardi: “La criticità più grande è l’esigenza di disporre di figure professionali che hanno competenze più tradizionali da cui non puoi prescindere. In ambito prettamente digitale i giovani arrivano già formati, ma non possono soddisfare la totalità delle expertise richieste e le due generazioni devono necessariamente comunicare tra loro.
Tuttavia, i vantaggi offerti dal BIM sono innegabili, soprattutto in termini di ottimizzazione dei tempi e gestione delle discipline.
Un’altra sfida è rappresentata dalla necessità di garantire la cybersecurity dei dati, soprattutto quando si tratta di informazioni sensibili relative a infrastrutture critiche. Infra.To ha adottato misure di sicurezza avanzate per proteggere i dati e prevenire attacchi informatici.

BIM in Europa: il caso della Turchia
In Turchia, l’implementazione del BIM era già molto avanzata 6-7 anni fa, con una delle ultime metropolitane realizzata su un digital twin.
Nonostante questo, è stato evidenziato che l’Italia sta compiendo i passi giusti. Molti sono preoccupati per le soglie economiche che obbligano all’uso del BIM, ma è stato anche sottolineato che i decreti esistevano anche prima, e il nuovo correttivo ha fatto sì che comunque da gennaio 2025 si debba comunque procedere in questa direzione.
D’Accardi: “Non ha molto senso capire se gli altri sono più avanti o più indietro, ma è positivo che molti giovani escano dalle università ben formati. In futuro, non ci sarà più differenza tra “BIM” e “non BIM”, ma si affronteranno i progetti in modo nativamente digitale, dove il BIM sarà solo una parte del processo di digitalizzazione. L’obiettivo principale è la digitalizzazione del processo di progetto, sia in ambito pubblico che privato”.

Il Premio OICE 2023 e il coinvolgimento dei cittadini
Il progetto della Linea 2 ha ricevuto il premio OICE 2023 per l’adozione della metodologia BIM in un contesto infrastrutturale. D’Accardi ha sottolineato come l’approccio digitale migliori la comunicazione del progetto al pubblico, favorendo il coinvolgimento dei cittadini.
“Abbiamo integrato un ambito di realtà virtuale e aumentata in versione beta all’interno del progetto definitivo. È stato un piccolo plus, anch’esso importante quando devi rivolgerti alla collettività. Lo sviluppo del progetto di VR e AR nelle successive fasi del progetto consentirà ai cittadini di comprendere meglio l’opera e di valutarne l’impatto sul territorio”.
Infra.To ha elaborato un piano di comunicazione per garantire trasparenza e coinvolgimento dei cittadini, attraverso incontri pubblici, open day nei cantieri e collaborazioni con le scuole. L’obiettivo è quello di creare un dialogo costruttivo con la comunità e di rispondere alle domande e alle preoccupazioni dei cittadini.
Verso un futuro nativamente digitale
La digitalizzazione del settore è un processo in continua evoluzione, e progetti come questo rappresentano un passo fondamentale verso un futuro più efficiente e sostenibile.
Non si parlerà più di “BIM”, ma semplicemente di affrontare i progetti in modo nativamente digitale. La vera sfida è quella di integrare il BIM in un processo di digitalizzazione più ampio, che coinvolga tutti gli aspetti del ciclo di vita dell’infrastruttura, dalla progettazione alla manutenzione, fino alla dismissione.
Digitali, ma soprattutto umani
L’importanza del lavoro di squadra e della passione nel raggiungimento degli obiettivi costituisce uno dei principali fattori di efficacia della progettazione.
D’Accardi : “La valenza del team è un concetto chiave che si traspone in un modo di lavorare diverso rispetto alle dinamiche tipiche della pubblica amministrazione. La figura del BIM manager è senza dubbio centrale, ma deve essere supportata da altre figure che collaborano sinergicamente”.
Lavorare con passione è un segreto fondamentale in ogni mansione. Dietro un progetto così complesso ci sono persone prima di tutto. Nonostante le difficoltà e i confronti più lunghi e intensi, il raggiungimento dell’obiettivo scioglie le tensioni.